25.5.06

Libro per l'estate

Una fantaricostruzione sulle elezioni: i sondaggi sbagliati, milioni di schede bianche svanite

Il voto, il Tycoon, il Curato la lunga notte del Broglio

il libro

"All´ultimo momento i tre democristiani fermano la macchina" Un giallo sulla realtà di autori celati dietro un nome collettivo
 

PINO CORRIAS
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C´erano nuvole come lividi e schede elettorali nelle urne. L´Italia intera aspettava il responso. Che venne nelle prime ore di lunedi´ pomeriggio 10 aprile: la Sinistra del Curato verso la vittoria con 5 punti di distacco dalla Destra del Tycoon. Come avevano previsto tutti i sondaggi da molte settimane perforando la superficie statistica del corpo elettorale, i suoi malumori, le sue intenzioni. Cinque punti. Fine di un´era già al primo exit poll. Nonostante la legge elettorale balorda, le tv, i condoni, l´Ici cancellata, il chilo di cerone. Cinque punti. A Roma sta per cominciare la festa con il Curato in piazza. Si annunciano bagni di folla. Con le bandiere al vento. Evviva.
Invece no. Invece alle 17 precise di quel memorabile lunedì di spoglio elettorale la luce cambia, il vento si spegne, i dati rallentano. Poi arrivano, ma come grandine. I cinque punti di distacco diventano quattro, poi tre. Poi nulla, sparito il vantaggio al Senato. Terremoto alla Camera. Intanto il ministro degli Interni lascia il Viminale e va a casa del capo della Destra, come non era mai successo durante uno spoglio elettorale. Intanto l´investigatore privato Biondo sparisce dalla circolazione lasciando Lara, la sua segretaria, a singhiozzare in tacchi a spillo. Intanto Freddy, l´inviato de La Cronaca, sente puzza di bruciato e mette in allerta i suoi sensori da labirinto. C´è una notizia in fondo a questo mistero elettorale. Glielo dice il naso, l´esperienza, il suo sesto senso da complotto e i baci di Lara. La notizia si chiama: il Broglio.
Il libro si chiama Il Broglio. Primo esperimento di letteratura simultanea che un tempo si sarebbe chiamato "istant book". Pensato, scritto, stampato in poco più di un mese. Autore multiplo insaccato in un nome collettivo: Agente italiano. Casa editrice: Aliberti, di Reggio Emilia. Collana: I Lunatici, curata da Beppe Cottafavi specializzato in molte avventure letterarie e in un celebre dispetto a Susanna Tamaro confezionato con il suo amico Daniele Luttazzi "Va´ dove ti porta il clito" con un bel seguito di processi, vendite e assoluzioni.
Ma qui la parodia non c´entra. Qui c´entra il giallo politico. Lo psico mistero di un capo del governo, il Tycoon, che per settimane annuncia di temere brogli elettorali ai suoi danni sebbene abbia il controllo di tutti i controlli, e poi diventa il surfista di una rimonta talmente anomala da imbarazzare persino i suoi alleati, travolti dalla sua stessa riscossa. Freddy mette in fila gli indizi. Si attacca al telefono. Consuma le suole. Possibile che tutti gli istituti di sondaggio compiano il medesimo errore? E´ mai successo prima? Un errore macroscopico, di 5 punti. "Perché non è un sondaggio che sbaglia. Sono un mucchio di sondaggi, un cumulo di sondaggi, anche stranieri. Fatti fare dai partiti, ma anche dalle banche, dalle coop, dalle multinazionali". E sbagliando azzeccano pure tutti i risultati elettorali della Destra tranne uno. Il partito Cristiano tra il 6 e il 7 per cento: giusto. Il partito del Nord intorno al 4 per cento: giusto. Il partito Nazionale sopra il 12 per cento: giusto. E il partito Italiano del Tycoon? Al 24 per cento anziché al 19 delle previsioni. Cinque punti di errore. Come l´errore dei sondaggi. Uguale.
Un mistero perfezionato dal successivo: le schede bianche. Che negli ultimi 15 anni elettorali sono sempre costanti, tra il 7 e l´8 per cento. Stavolta no. Stavolta sono scese addirittura al 3 per cento. Tre milioni di schede che di colpo diventano uno. "Sai cosa vuol dire 2 milioni di schede che ballano? Vuol dire 5 punti percentuali". Cinque punti. Come l´errore dei sondaggi. Come l´errore per il partito del Tycoon. Uguale. "Noi siamo il Paese dei complotti. Cospirazioni, macchinazioni. Ce li sogniamo anche di notte". E per l´appunto cosa ci faceva il ministro degli Interni a casa del capo? E come mai mentre il voto balla, viene arrestato il Grande Latitante dell´Isola? Il più grande di tutti i latitanti. E come mai il flusso dei voti si ferma a un passo dal traguardo? Eccoci al punto: è vero nessuno fa brogli a suo danno. Però forse può succedere che li abbiano fermati all´ultimo momento. I brogli.
Sono stati i democristiani a farlo: il ministro degli Interni, il presidente della Camera, il suo braccio destro. "E secondo te uno come il Tycoon si farebbe fermare da tre democristiani?". "Sì. Se questi hanno delle prove in mano che possono inchiodarlo". E quindi com´e´ andata? "Be´ io una mezza idea ce l´avrei…". La mezza idea è il resto del libro. Plausibile quanto deve esserlo un giallo a chiave con personaggi veri nascosti da un velo d´inchiostro. Compreso il gruppo di giornalisti che si cela dietro al bianco opaco dell´autore collettivo. Operazione narrativa sulla realtà immediata. Fiction sui fatti trasformata in Faction. Vox populi che diventa trama. Con l´aggiunta di una allegra quota di paranoia nazionale specializzata in verità nascoste. Come se la superficie delle cose italiane fosse solo per i gonzi, i distratti e i semplici. Brogli. Della Destra contro la Sinistra, con il Tycoon nei panni del cattivo. Che poi sarebbe il proseguimento della cronaca, ma con altri mezzi, altri strepiti, nel giallo capovolto della vita vera.

6 Commenti:

At 12:12 PM, Blogger marionizzoli said...

Areo Nane,
da quando ghemo deciso de far poitica sul blog dei PaForsa?
No me par na gran bea idea...

 
At 12:52 PM, Anonymous Anonimo said...

Non e' politica, e' cultura.
E comunque visto che nessuni altri scrive... mejo che gnente!

 
At 2:04 PM, Blogger marionizzoli said...

Non è cultura, è politica.
E se proprio a metemo cusì: mejo gnente.

 
At 11:25 AM, Blogger marionizzoli said...

Visto che questa discussione è ancora aperta, vi acculturo con un bel sito di satira:

www.ilgiulivo.com

Leggete gente! Leggete!

Non è politica. E' satira.

 
At 2:06 PM, Blogger marionizzoli said...

Un po' di cultura...

I CENTO GIORNI FALLIMENTARI DI PRODI

Molti elettori dell'Unione già si sono pentiti del voto dato il 9
aprile


Non è stato facile per Romano Prodi digerire la rassegna stampa di
ieri. Le uniche notizie positive (per lui) erano quelle che
riguardavano l'esito del referendum. Ma risalivano a lunedì. Perfino
Giuliano Amato gli ha tirato un colpo basso: il ministro
dell'Interno propone un anno elettorale ogni cinque, nel quale si
accorpi il voto politico e quello amministrativo (per regioni,
provincie, comuni, circoscrizioni) allo scopo di evitare che tutte
le primavere – e qualche autunno – gli italiani siano chiamati alle
urne. E soprattutto di evitare che le legislature siano scosse da
continue campagne elettorali e costellate da esami periodici che non
permettono riforme ad ampio respiro ma favoriscono le iniziative
demagogiche. Gli anni recenti di Prodi sono stati allietati proprio
dai risultati elettorali. Via via si è sentito chiamato a Palazzo
Chigi elezione dopo elezione. Senonché, conclusa appunto con il voto
referendario la lunga stagione delle prove elettorali (durata
praticamente senza soluzione di continuità un anno e mezzo
abbondante), assiso nella poltrona più importante dell'emiciclo
parlamentare, Prodi ora è costretto a confrontarsi con la realtà.
Amara. E amara non tanto per l'accanimento del "popolo di
centrodestra", in verità abbastanza moscio, quanto per il suo
elettorato, i suoi opinionisti, i suoi sostenitori in Parlamento. Le
analisi dimostrano che una fetta larga di chi ha votato Unione è
scontenta di Prodi e, se dovesse rivotare, cambierebbe schieramento.
I giornali progressisti perfino in prima pagina ospitano acri
corsivi contro il Professore e il suo esecutivo. E nei vertici di
maggioranza già si parlerebbe apertamente di crisi.
A tastare il polso all'elettorato del centrosinistra è stata – per
conto del quotidiano "Il Giornale" – l'agenzia Ferrari Nasi &
Grisantelli. Dalla sua indagine risulta che il 17,4 per cento degli
elettori "unionisti" si dichiara deluso da come sta procedendo il
governo di Prodi. «Un'anomalia – ha spiegato Arnaldo Ferrari Nasi,
specialista di analisi politiche e direttore scientifico
dell'agenzia che ha curato il sondaggio – per un esecutivo nato da
meno di cento giorni». Più grave per il Professore è che quasi due
elettori su dieci arriccino il naso anche alla domanda più
specifica: "Se domani ci fossero nuove elezioni riconfermerebbe la
sua fiducia a Romano Prodi come presidente del Consiglio? ". In
questo caso infatti gli indecisi raggiungono il 16,4 per cento degli
elettori di centrosinistra. Vale a dire circa tre milioni di
sostenitori, considerato che il 9 e 10 aprile hanno dato fiducia
all'Unione poco più di 19 milioni di votanti. La successiva domanda
riguardava proprio la scelta in una eventuale nuova tornata
elettorale. E anche in questo caso il popolo del centrosinistra si è
espresso con qualche sorpresa. Pronto a cambiare schieramento
sarebbe – "senza se e senza ma" – addirittura il 6,2 per cento degli
elettori dell'Unione: una enormità, considerato che Prodi ha vinto
la consultazione politica per un'inezia, suppergiù 25mila voti, che
corrispondono a meno di un decimo di punto percentuale. Ma che cosa
imputano al Professore gli elettori delusi? Alla domanda "Il nuovo
governo non sta mantenendo le promesse elettorali? " il 6,6 per
cento degli elettori dell'Unione si dice molto d'accordo e il 12,8
abbastanza d'accordo. Sommando questi due dati scaturisce che quasi
due suoi elettori su dieci ritengono che il Professore non stia
mantenendo gli impegni presi con gli italiani. Nel dettaglio, il
44,7 per cento degli interpellati è critico sulle divergenze tra i
ministri di Prodi. In particolare, oltre la metà degli elettori di
centrosinistra (per la precisione: il 50,1 per cento) ritiene
che "c'erano altre priorità a cui pensare invece che dare la grazia
a ex-terroristi", riferendosi al provvedimento di clemenza varato,
tra i primissimi del nuovo esecutivo, in favore di Ovidio Bompressi
e alla promessa del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, di
fare altrettanto per Adriano Sofri.
Gli umori dell'elettorato, – potrebbero sostenere a Palazzo Chigi –
si sa, sono volubili. La situazione però cambia quando le cose sono
messe nero su bianco dalla classe dirigente stessa del
centrosinistra. L'edizione di ieri del quotidiano "Europa" –
l'organo della Margherita e quindi di Francesco Rutelli e dello
stesso Prodi – da questo punto di vista è esemplare. In prima
pagina, l'acre corsivo firmato Robin – presumibilmente, il direttore
Stefano Menichini – era raggelante. È breve, merita di essere
riportato per intero. «Non si dica che ce ne stiamo con le mani in
mano. In meno di due mesi abbiamo abrogato la devolution, ritirato
le truppe, chiuso la Tav, congelato la riforma della giustizia,
ritirato la riforma della scuola, neutralizzato la legge sulle
droghe. Fare qualcosa di nuovo? È come il cucchiaio di Totti: c'è
troppo caldo, lo facciamo un'altra volta». Una sferzata all'inerzia
operativa dell'esecutivo, che si limita a smontare, come fosse una
costruzione in mattoncini della Lego, l'edificio riformista
impostato – con luci e ombre, nessuno può negarlo – dalla Cdl in
coerenza di governo.
Alla luce di tutto ciò, diventano credibili anche gli spifferi che
filtrano tra un'anta e l'altra dalle pesanti porte del Palazzo. Gira
voce, per esempio, che al culmine dell'infelice vertice di
maggioranza sul comportamento da tenere in merito alla missione
militare in Afghanistan, il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema,
alla riottosa Manuela Palermi, capogruppo al Senato dei comunisti
italiani, abbia chiesto esplicitamente: «Ma allora la maggioranza
non esiste più?». La Palermi è rimasta sconcertata e si è
preoccupata di confermare la propria (e quella del partito di
Oliviero Diliberto) fedeltà a Prodi, ma il battibecco rappresenta lo
stato dei rapporti all'interno dell'Unione. Stavano insieme per
sconfiggere Silvio Berlusconi e la Cdl. In qualche modo ci sono
riusciti. Ma ora non vanno d'accordo su nulla: sono consapevoli però
che, al primo passo falso, l'alleanza andrebbe in frantumi. Prodi
questa volta ha bruciato la sua credibilità in poche settimane,
altro che i due anni e mezzo trascorsi a Palazzo Chigi nel corso
della precedente esperienza a capo del governo. Tanto che nelle
strade della politica capitolina impazza già il toto-
successore. «Chi sarà il nuovo D'Alema? E chi sosterrà il ruolo del
demiurgo, nel '98 svolto dal presidente emerito Francesco Cossiga?»,
sono domande ricorrenti. Anche se molti si chiedono se ci sarà il
presupposto del ribaltone e non sia più facile tornare direttamente
alle urne. Per quanto ci si sforzi non si intravede all'orizzonte
una pattuglia abbastanza robusta, con un leader altrettanto esperto
in salti della quaglia e contorsionismi, di truppe di rincalzo:
Mastella non è stato tempista, è voluto arrivare al governo da
subito e così ha finito per perdere il suo peso politico specifico.


Fonte : SECOLO D'ITALIA del 29 giugno 2006
Autore : Pietro Romano

 
At 11:50 AM, Anonymous Anonimo said...

Ho letto su alcuni Blog che dovrebbe a breve uscire il seguito de "Il broglio"... sembra però di un altro autore. Dovrebbero essere addirittura svelati, prove alla mano, tutti i retroscena delle elezioni politiche.

 

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